Capezzagna del Drugo

ovvero salita a Cima Podestine (2281 m) per parete Sud

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In capo alla fiumana delle Grave di Gere si riscontrano dei toponimi che ci svelano alcuni segreti.

Un tempo le ghiaie erano risalite da una pista che in località Ciol della Prendera (forse dal latino hed-era, in senso di vegetale che afferra, con un doppio riferimento) si fregiava del nome di strada comunale del Podesson. Probabilmente anche il toponimo Podestine era un tempo il diminutivo di Podesson (Podessin) nel senso di indicare due possedimenti comunali uno grande e uno più piccolo; si ricorda che entrambe le parole discendono dall'etimo Podere (significativo di possesso) che si è diffuso in occasione delle riforme agrarie longobarde. Podessin ha poi probabilmente subito dei cambiamenti dettati dal dialetto (slittamento di una s in t) e dall'italianizzazione (aggiunta di vocale finale).

In epoca di dominazione veneziana, che aveva instaurato il monopolio dei tabacchi, tutta la Valcellina si era vocata a un cospicuo commercio clandestino di tabacco fatto di una produzione locale che sfruttava gli spicchi di prato o le cenge in quota per la coltivazione (Furio Bianco, Contadini, sbirri e contrabbandieri nel Friuli del settecento, Cierre edizioni, 2005).

In particolare si rammenta a Claut di un coltivatore di tabacco inafferrabile chiamato il Drugo (il tabacco faceva parte della categoria spezie e droghe di cui la Serenissima aveva il monopolio). Il Drugo con la furbizia tipica contadina e la conoscenza dei luoghi coltivava dove nessun altro osava avventurarsi; men che meno le pattuglie di sbirri al soldo del Doge.

La capezzagna del Drugo, sorta di cengione che corre a quota 1900 m sulla parete di Cima Podestine e Cima della Meda

Sulla capezzagna

I tratturi e i sentierini che solo lui conosceva e che portavano ai piccoli fondi che coltivava erano dunque delle vere e proprie capezzagne, stradine di entrata nei terreni coltivati.

Sulla capezzagna

Si narra che una volta, nonostante l'attenzione che il Drugo poneva nell'evitare gli sbirri, li incontrò mentre scendeva a valle, insieme a un suo giovanissimo aiutante, con la gerla piena di tabacco. Con prontezza di spirito fece sedere il bambino e con gesti teatrali incominciò a liberarlo dai parassiti (pidocchi, zecche, pulci?) e a schiacciarli platealmente su un ciottolo. Mentre gli sbirri passarono accanto, piuttosto inorriditi dalla scena, il Drugo diceva: Lori i pensa de farghea a mi ma mi ghe a fasso a lori!

In Cima Podessin

Verso Cima della Meda

Finestra di cresta

Verso forcella della Meda