Spiz Val Piovìn (1896 m)

Selvaggiata

Salendo la Cima Ciol de Sass lo Spiz Val Piovìn si presenta così. Fa parte della interessantissima formazione geologica della media Val Settimana che presenta una successione di tre lastronate sovrapposte di forma triangolare con i vertici sulla stessa linea e i lati ricadenti sulle due valli laterali (Val Piovìn e Ciol de Sass); lo Spiz Val Piovìn è la lastronata centrale, la Cima Val di Natema (1612 m) sta in basso e la Cima Ciol de Sass in alto.

Tutti vanno sulla cima più alta di questo trittico e solo un curioso come me poteva mettere gli occhi su questa, all'apparenza, insignificante elevazione. Di cose interessanti ne ho viste, in particolare che il taglio dei mughi si è spinto fino in cima allo Spiz. In Val Piovìn e nel ciadìn alto di Ciol de Sass, per ricavare pascolo si erano tagliate intere mughete. Si dice che i pastori ammucchiavano i mughi per incendiarli la sera in modo che il bestiame si radunava intorno alla luce e al calore. Lì i pastori legavano le vacche a una stanga e le mungevano. Non credo che le vacche salissero fino in cima allo Spiz e il taglio su quelle ripide pale è forse dovuto all'asporto dei mughi per distillarne il mugolio, attività che dava un certo reddito a Claut fino a metà secolo scorso.

Così si presenta il paesaggio a chi entra in Val Piovìn: sul colle a sinistra nell'immagine sorgeva la casera, al centro lo Spiz e a destra la Cima Ciol de Sass.

I ruderi della casera e della stalla.

La Cima Val di Natema salendo verso lo Spiz. Mi sono fatto un itinerario di salita e discesa sulla carta, mancando notizie sia nella pubblicistica che da informatori locali. Chiaramente sono salito un po' a casaccio come al solito, su dritto per dritto, cacciandomi in mezzo alla vegetazione, a salti di roccia e strepitosi pendii a licopodio (colina).

La Val Settimana dal lariceto sommitale.

L'arrivo in vetta verso la Cima Ciol de Sass.

Autoscatto verso il M. Cornaget. C'era un abbozzo di ometto che ho ripristinato.

Uno sguardo a destra e a manca.

Uno verso il basso.

Il ciadìn di Ciol de Sass con la cascata dell'acqua che proviene dalle ghiaie sotto Cima Prendera.

Dalla vetta, al centro dell'immagine il Pont del Gobo in Val Settimana da dove sono partito, 1100 m più in basso.

Sono quindi sceso per altra via: un canalone non difficile che sfocia in Val Piovìn 100 m più in alto del Pieròn.

Il canalone visto dalla Val Piovìn. Se dovessi mandare qualcuno sullo Spiz raccomanderei di salire a scendere per questo canalone. Così si evita la pur suggestiva zona cosparsa di grandi blocchi, formante un dedalo in cui solo i camosci sanno districarsi, situata tra i 1600 e 1750 m di quota.

Conclusioni: di questa cima non è detto tutto perché il Fradeloni ha buttato lì una nota alla quale un esploratore come me non potrà resistere a lungo. Nella Berti, Fradeloni scrive a proposito della salita alla Cima Ciol de Sass:

Dalla baracca dei boscaioli (q. 1400 c.) nel Ciol De Sass [ ...] si sale qualche metro verso d., si imbocca un sentierino che scavalca un crestone roccioso coperto di mughi che scende dalla Cima Ciol de Sass (qualche metro esposto) e si giunge in un vallone dominato a d. dalle pareti vert. gialle e grigie dello Spiz di Val Piovìn. Il sent. scende qualche metro, attraversa il vallone e quindi risale a una forcelletta di mughi, oltre la quale discende in Val Piovìn. Si abbandona il sentiero...

Dunque Fradeloni ci parla di un sentiero che collegava la baracca dei boscaioli in Ciol de Sass con la Val Piovìn superando, in un punto da trovare, le pareti vert. gialle e grigie dello Spiz di Val Piovìn. Effettivamente, quando sono passato sulla sella a monte della Cima Val di Natema ho intravisto una traccia di bestie che si dirige verso il Ciol de Sass.