Troi dal Sgrifa

Ad ascoltare i racconti degli anziani con l’orecchio attento alle indicazioni geografiche, si scoprono storie incredibili, radicate nel territorio. Per la “rivelazione” descritta in questo articolo, è stato indispensabile l’incontro con Giovanni Canapel Cartelli, nativo delle Tranconere, che conosce in modo capillare il versante meridionale del M. Dosaip. Forse Giovanni è l’ultimo depositario di un sapere che mestamente va scomparendo, retaggio di un mondo pastorale che aveva tenuto in piedi, per secoli, l’economia e dunque anche la vita di una valle. Il mio modesto intervento di recupero di qualche memoria legata al territorio, non è uno studio organizzato: raccolgo indicazioni e le confermo sui luoghi, attività che mi riesce bene; non ho velleità di “storico” o “etnologo”; d’altra parte non esiste tra le nuove generazioni locali il desiderio di ricordare, piuttosto quello di dimenticare le proprie origini in una folle corsa verso il nulla assoluto.

Versante meridionale del M. Dosaip (foto aerea di Enrico Girardi).

Giovanni mi racconta che la caccia al camoscio in Forca del Poul gli ha dato sempre ottimi risultati: ogni volta riusciva ad abbattere una preda. È per la conformazione della forcella, profondamente incisa a ”u” con pareti aggettanti nei due lati, che obbliga i camosci a passare per il valico nei loro spostamenti; bastava appostarsi prima dell’alba e attendere. Sul lato occidentale della forcella, i cacciatori avevano attrezzato un passaggio chiamato La Stangia che permette di salire sui prati soprastanti; ho raccolto un aneddoto ambientato su quel passaggio: vedi qui.

La Stangia. L'esercizio vennatorio in queste zone è stato vietato con l'istituzione del Parco Naturale delle Dolomiti Friulane.

Di questa caccia proficua erano a conoscenza anche i clautani, che da sempre insofferenti ai confini, badavano soltanto al tornaconto. Un esempio fu Luigi Carlo Giordani detto Begareli, più bracconiere che cacciatore, non bastasse, pure guida abusiva che accompagnava sui monti eminenti alpinisti anche d’oltralpe; Begareli amava cacciare sulla grande cengia che fascia il versante sud di Cengle Fornezze in Alta Val Meduna (Tramonti di Sopra) e saliva fin nel Cadìn, territorio di Forni di Sotto; a Claut questa grande cengia viene tuttora nominata Thengla de Begareli (a Tramonti è detto Cenglòn; puoi vedere un filmato su questa cengia.

Firmino Sgrifa Lorenzi.

In Forca del Poul, ricorda Giovanni, si recava a caccia il clautano Firmino Sgrifa Lorenzi (1931 – 2003). Il soprannome di Firmino è una derivazione dialettale del verbo sgraffignare e significa colui che ruba con destrezza. Si ricordano a Claut vari furti attribuiti al Sgrifa: una serie di schioppi, armi da guerra nascoste in una fenditura rocciosa, a disposizione dei loro proprietari per il bracconaggio, sparirono e non furono mai più ritrovati; operai comunali portarono alcune lamiere per riparare il tetto di Casera Casavento e quando tornarono per eseguire i lavori le lamiere non c’erano più. Fu nel periodo che Firmino Sgrifa Lorenzi conduceva le sue vacche all’alpeggio in Casera Casavento che i tramontini lo vedevano passare per il Tàmer da li Ruviis per recarsi in Forca del Poul. Ho raccolto anche la testimonianza di una anziana signora di Inglagna, una Vallar soprannominata Minin, che si recava con altre donne, con le gerle sulle Palis di Maglina a prendere il fieno; giunte poco sotto la Forca del Poul nei pressi di una claupa, un ricovero sotto parete, dove Sgrifa era solito passare la notte, riuscirono a domare un incendio che era partito dal ricovero, causa il fuoco spento male: la signora Vallar asserisce che il principio di quell'incendio era certamente colpa del Sgrifa.

La Claupa del Sgrifa.

Giovanni, che, come detto conosce bene il versante sud del M. Dosaip, mi ha offerto poche, ma indispensabili informazioni per ricostruire il percorso che faceva Sgrifa. Con Enrico, in momenti diversi, abbiamo percorso tutto il Troi dal Sgrifa suddividendolo a tratti (confronta con la mappa).

1) al M. La Gjalina

Per la Strada degli Alpini da Tranconere fino al secondo tornante dopo la lapide che ricorda un alpino morto nel 1911, durante i lavori di costruzione della strada; il tornante in questione viene detto il Rep da la Letera poiché su di un masso, un tempo era visibile una lettera maiuscola vergata con il minio. Lasciata la Strada degli Alpini siamo saliti per bosco alla forcella a nord ovest della quota 1106 m per poi intraprendere la cresta sud della Cima Crodons 1589 m. Da Cima Crodons con breve discesa verso ovest siamo scesi sul fondo di un impluvio dove convergono più canali a quota 1380 m circa da dove inizia una bella cengia con direzione sud ovest che porta in cresta a pochi passi a nord del M. La Gjalina; logico il rientro per la Forcella Clautana.

Dai ruderi del Tàmer da la Ruviis verso Cima Crodons.

2) dal Tàmer da la Ruviis alla Claupa del Sgrifa poco sotto Forca del Poul

Intrigante traversata tra il Tàmer da la Ruviis e il vallone del Tasseit, itinerario passante sopra lo sbocco del Fontanon del Tasseit (qui puoi vedere un breve documentario sul Fontanon dal Tasseit) e sul versante meridionale del Ciùcul da lis Sterpis. Al Tàmer da la Ruviis siamo saliti per il vecchio sentiero da Tranconere per il Pont dal Rug dal Muscle e Pecolàt. Nel primo tratto della traversata, subito dopo il Tàmer da la Ruviis, c’è ancora una bella traccia, serpeggiante in una pala di faggi, che probabilmente era il sentiero che serviva per portare il bestiame a bere nel ruscello sottostante.

La pala di faggi dove è ancora presente una traccia che serviva per portare il bestiame a bere nel ruscello sottostante. Oltre la sella, in capo alla faggeta, c'é il Tàmer da la Ruviis.

Dopo l’attraversamento del vallone che scende a lambire il versante ovest del Ciùcul da lis Sterpis, siamo saliti su una cresta a destra (quota 1378 m), oltre la quale un profondo e impraticabile impluvio. L’impluvio lo abbiamo attraversato più in alto, alla sua origine, tramite cenge esposte e pendii erbosi ripidi; sulla crestina del lato opposto dell’impluvio abbiamo individuato e percorso una stretta e lunga cengia che porta nel vallone che lambisce il Ciùcul da lis Sterpis sul lato est, dove abbiamo ritrovato un antico sentiero che per grandi e caratteristiche cenge porta fino al vallone del Tasseit; il vallone del Tasseit ha ancora una buona traccia che scende alla località Stua.

Sulla quota 1378 m (foto di Enrico Girardi).

Al centro immagine il Ciùcul da lis Sterpis (foto di Enrico Girardi).

Due immagini della lunga e stretta cengia che traversa il versante sud del Ciùcul da lis Sterpis (foto di Enrico Girardi).

3) dal Tàmer de le Ruviis alla Cima Crodons

La Carta Tecnica regionale riporta, tra le due destinazioni sopracitate, uno spezzone di sentiero; probabilmente le strisciate aeree per il rilevamento topografico realizzate negli anni novanta del secolo scorso, avevano evidenziato al topografo una traccia su quelle cenge, che ora, purtroppo, è mascherata dai fitti mughi. Il passaggio degli ungulati è comunque sufficiente per seguire il percorso senza incertezze. Dal Tàmer da la Ruviis abbiamo attraversato le ghiaie verso ovest mirando a degli abeti sull’altro lato, raggiungendo piccoli spazi prativi e il rudere di una stalla: qui iniziano le cenge sotto le pareti che abbiamo lambito pedissequamente fino ad un valico a pochi metri sotto la Cima Crodons. Poi abbiamo effettuato una avventurosa discesa per il canalone che scende verso sud e affianca la parete occidentale di Cima Crodons.

Al di la di tutte le nostre peripezie ci manca la percorrenza integrale dell’itinerario del Troi dal Sgrifa da Casèra Casavento (o meglio da Piàn de Cea, punto massimo al quale si può accedere in auto) che richiede per la lunghezza e i numerosi saliscendi una giornata intera di cammino, con l’obbligo, così come faceva Sgrifa, di fermarsi a pernottare nella claupa poco sotto la Forca del Poul; l'avventura richiede una organizzazione efficiente. È probabile che, se ci piglia la voglia di selvaggio, partiamo. Se riusciamo ad organizzarci per passare la notte lassù, avrei più di una alternativa, il giorno seguente, per ritornare in Pian de Cea senza ripercorrere a ritroso il Troi dal Sgrifa: verrebbe fuori la circumambulazione del M. Dosaip.

Antonio Armellini, l'esimio, direbbe che si tratta di un Black Track supremo, un sapere perduto che con un'opera quasi archeologica ritorna alla luce, e racconta molto sull'identità di queste terre e dei suoi abitanti.

Ascolta un aneddoto riguardante Sgrifa.

Ringraziamenti: Giovanni Canapel Cartelli, Mario Boschi Davide, Alessandro Tatac Di Daniel, Giuseppe Pitoni Giordani, Signora Minin Vallar, Enrico Ricogiro Girardi, Mario Pompiere Tomadini, Denis Talia Stella.